Roma, 13 Luglio – “Lo sciopero è un diritto sacrosanto e va rispettato. Non diventi però un far-west. ’”. Così Arrigo Giana, presidente di Agens, associazione che rappresenta gli interessi del settore dei trasporti e dei servizi nel sistema di Confindustria, durante l’assemblea programmatica a Roma oggi.
“Non si può utilizzare lo sciopero – continua Giana – in forma totalmente sproporzionata rispetto alla rappresentatività di chi lo proclama o alle motivazioni per le quali viene proclamato. E’ necessario, per i servizi pubblici locali, contemperare il diritto allo sciopero e i diritti altrettanto importanti alla mobilità e a muoversi e svolgere la propria vita nei territori urbani del nostro Paese. La nostra proposta è quella di agire in base alle soglie certe di rappresentatività, che sono un elemento di democrazia, che in qualche modo tutelino tutti noi da utilizzi strumentali dello sciopero da parte di soggetti che per noi non avrebbero la titolarità a indire e proclamare scioperi.
Nell’ambito dei servizi pubblici locali – conclude Giana -, Germania Francia e Inghilterra hanno fatto dei passi ulteriori per tutelare tutti i diritti sul piatto. Non capisco perché’ da noi debba essere un tabu’”.
Altro tema importante per Giana “serve rivedere l’affidamento diretto alle aziende per la gestione del trasporto pubblico locale. Noi affrontiamo una situazione a livello italiano estremamente eterogenea. La qualità del trasporto offerta in alcune zone è soddisfacente e in altre no. Come Agens insistiamo, da una parte, sulle stazioni appaltanti, le strutture tecniche delle nostre controparti, cioè chi deve regolare e pianificare il trasporto pubblico. Purtroppo non sempre ci troviamo delle controparti adeguatamente strutturate a fare questo lavoro. Questo è un tema di cui dobbiamo parlare, e su cui gli enti locali devono prendere coscienza. Altrimenti la barriera da rimuovere è troppo grossa”.
Più in generale sulle regole, Giana fa riferimento al regolamento europeo e sottolinea come “In Italia ci mettiamo sempre un carico da 90, con interventi barocchi che poi ci mettono in difficoltà: l’in-house è un’aberrazione giuridica”.
Inoltre, secondo Giana, “le norme Madia (dal nome dell’ex ministra, ndr) non possono essere utilizzate per gestire delle aziende, che invece hanno un punto di riferimento ed è il codice civile”.